La storia del Fumetto Italiano: dagli anni '80 agli anni '90


Dopo la piccola pausa di Ferragosto, eccoci tornati con la rubrica "La storia del Fumetto Italiano", in cui analizzerò decennio per decennio i momenti più significativi per il nostro fumetto. Nello scorso articolo (che trovate qui) ci eravamo lasciati con "il periodo delle riviste" dove a farla da padrone erano Linus e Frigidaire, le riviste su cui erano pubblicati i fumetti dell'epoca. Gli anni '60 ci hanno portato i primi e grandi anti-eroi in calzamaglia, mentre gli anni '70 appunto, le riviste del fumetto. Tutto questo insieme di movimenti culturali ci ha costretto a dividere il fumetto in due parti distinte e separate: parlo ovviamente del "fumetto popolare" e del "fumetto d'autore", destinati poi a convivere proprio negli anni '80. 

In quel decennio, il campo dell'editoria era in mano alle major Disney e Bonelli. E proprio per la Bonelli uscì nel 1977 Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, primo su tutti a far convivere autorialità e serialità all'interno di un fumetto. Ken Parker è una rivisitazione del genere western in chiave moderna, con un protagonista che evolve,matura e invecchia, costretto a scontrarsi non più con i soliti nemici del genere ma con problemi sociali ed esistenziali. Combatterà il razzismo, l'esclusione dalla società e via dicendo, uscendone talvolta, sconfitto. 


Arriverà poi il tempo di Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi, due dei più importanti autori degli anni '80. Da un'idea del primo nel 1982 debutta Martin Mystère, prima serie Bonelli ad essere ambientata in epoca moderna, con protagonista il "Detective dell'Impossibile". Mystère è un professore di archeologia che vive a New York e che ha studiato da giovane in Italia. Castelli, amante della storia e della cultura, sfrutterà la professione del protagonista all'interno del fumetto per regalarci, tra le tante cose, riferimenti all'antropologia e più in generale alla scienza, sviluppati all'interno di un "romanzo" fantastico. 


Gli anni passano e arriva il 1986: vede la luce Dylan Dog, ideato questa volta dal secondo dei fumettisti citati sopra. L' uscita di Dylan Dog rappresenta un momento fondamentale per la storia del nostro fumetto. Stiamo parlando infatti di uno dei fumetti più amati di sempre non solo in Italia, che ha generato tanti albi speciali, ristampe, seconde ristampe e chi più ne ha più ne metta, continuando la sua pubblicazione tutt'oggi (come del resto tutti i fumetti made in Bonelli). Il soprannome del protagonista, "L'indagatore dell'incubo", mette subito in evidenza il genere del fumetto, che è appunto l'horror. Un horror utilizzato non per indicare vampiri, spettri, killer impazziti e altro ancora (che Dylan dovrà comunque affrontare), ma utilizzato in un senso strettamente metaforico per indicare le ansie, le preoccupazioni e le paure di noi uomini. 


Gli anni '80 rappresentano quindi uno dei passaggi più importanti, se non il più importante, nella storia del nostro fumetto. Ci offrono un nuovo modo di intendere il prodotto, contornato dalla nascita delle prime librerie adibite per il fumetto, dalla nascita di fiere ed eventi esclusivamente dedicati ad esso. Ci fanno capire che è un media in continua evoluzione e crescita.





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