La storia del Fumetto Italiano: dagli anni '60 agli anni '70



Con questo articolo vado ad aprire una nuova rubrica, dedicata alla storia del fumetto italiano, dove andrò a percorrere i momenti più importanti e significativi di questo fantastico media. Quando si parla di origini del fumetto italiano bisogna fare un lungo passo indietro col tempo fino ad arrivare alla fine del 1800, periodo in cui era iniziato a maturare il concetto di fumetto inteso come "romanzo illustrato".  Inizierò però parlandovi dell'arco di tempo che va dagli anni '60 agli anni '70, proprio quegli anni in cui il fumetto italiano entrò con forza nell'immaginario collettivo. Per non perdere nemmeno una tappa di questo percorso, rimanete aggiornati!

Il decennio riguardante gli anni '50, ovvero gli anni del formato della striscia e del fumetto dedicato ad un pubblico prettamente giovanile, si era concluso con l'uscita nelle edicole di Zagor. Insieme ad esso però nacque anche il Codice di Garanzia Morale, una normativa che "tutelava" i giovani fruitori di fumetti del tempo, privando i prodotti che acquistavano di qualsiasi riferimento al sesso e alla violenza. In questo contesto si affacciano gli anni '60, gli anni del "maggio francese" e del "Sessantotto", gli anni di una ribellione che avviene non solo in ambito sociale e culturale, ma anche in ambito fumettistico. Dal 1960 in poi infatti cambiano i gusti dei lettori italiani, che iniziano a volere storie con personaggi più vicini alla società del tempo e legati alla quotidianità, contrariamente a quanto avveniva nei decenni prima, dove lettori e personaggi erano totalmente distanti. Fu così che nel novembre 1962 uscì nelle edicole italiane il primo numero di Diabolik ( di Angela e Luciana Giussani) intitolato "Il Re del terrore", che lo rese di fatto il primo antieroe del Nostro fumetto. 

L'uscita di questo albo portò ad una vera e propria rivoluzione. Mai prima di allora infatti avevamo avuto come protagonista in un fumetto un ladro, che per compiere i suoi colpi uccideva e incuteva terrore alle vittime, e mai prima di allora un personaggio di un fumetto aveva provocato dei sentimenti così forti e contrastanti in un lettore. Rivoluzione che avvenne anche nel formato dell'albo, dando vita al "pocket" o "tascabile", un tipo di formato che rendeva l'albo più piccolo ma che dava maggior spazio alle immagini, che venivano realizzate nel modo più dettagliato possibile per avvicinare ancora di più il lettore alla vicenda. Le edicole italiane vennero quindi invase da tantissimi antieroi in calzamaglia, come Sadik di Nino Cannata, Kriminal e Satanik di Max Bunker e Magnus, oltre al già citato Diabolik. Questi personaggi divennero i fondatori di un nuovo genere, il genere "nero", fatto proprio dal fumetto italiano e poco tempo dopo dal cinema. Ma come sappiamo gli anni passano e con questi personaggi si incomincia anche a ridere e scherzare. Da essi prendono infatti spunto personaggi come Paperinik (di Elisa Penna, Giovan Battista Carpi e Guido Martina), alter ego di Paperino, e soprattutto Cattivik (di Franco Bonvicini, in arte Bonvi), il dissacratore per eccellenza del genere nero. 

Ma come gli altri anche questo ciclo, iniziato nel 1962 con Diabolik, è destinato a chiudersi: lo fa nel 1975, anno in cui esce nelle edicole italiane Lo Sconosciuto di Magnus, che si presenta come il mix perfetto di "nero" ed erotico, i generi principali di quel decennio. L'opera, grazie alle sue eccezionali qualità narrative si presenta non solo come ultima incarnazione del genere nero, ma anche come un nuovo modo di intendere il fumetto erotico. Se fino ad allora infatti a quel genere di fumetto venivano associate ingenue rappresentazioni di corpi femminili nudi, con Lo Sconosciuto l'erotico si avvicina ad una rappresentazione più cinica e violenta della realtà. I vari Kriminal, Satanik e compagni cessano le pubblicazioni e l'unico a sopravvivere è il nostro caro Diabolik, che continua con la pubblicazione dei suoi albi ancora oggi, a più di 50 anni dalla sua nascita.


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